Contrariamente a quanto si può pensare, il periodo migliore per apprezzare e fotografare il bosco è proprio l’inverno, a maggior ragione se c’è neve. Il Monte dell’Ascensione è considerato un sito ad elevata biodiversità, grazie alla sua elevazione, alla sua posizione relativamente vicina al mare, e alla sua esposizione su tutti i versanti. Non a caso è stato eletto come SIC e ZPS dalla Regione Marche, su indicazione dell’Unione Europea, che ha emanato delle direttive secondo cui tutti gli stati membri, hanno dovuto individuare le aree ad elevata biodiversità.
Sulle sue pendici infatti si rinvengono sia le specie della macchia mediterranea, in particolare il leccio, spesso abbarbicato sulle falesie rocciose, che il querceto, sui ripidi versanti meridionali e sulle testate dei calanchi.
Il carpino nero domina nelle aree più fresche, mentre lungo i fossi dei calanchi sud orientali si rinvengono boschetti a olmo campestre, talvolta con specie rare come il frassino.
Sui versanti settentrionali domina il castagno, che praticamente giunge fino alla parte sommitale, probabilmente favorito dall’uomo nei tempi passati, grazie ai suoi preziosi frutti. Anche oggi infatti sono presenti discrete estensioni di castagneti da frutto, che grazie ai suoi grandi fusti, annosi e distanziati, appaiono come veri e propri monumenti naturali. Dopo le fasi di abbandono degli ultimi decenni, oggi la coltivazione e cura dei castagneti da frutto sembra in fase di lento recupero.
Nelle aree settentrionali più fredde ed elevate, sporadicamente si rinviene il faggio, la tipica specie di montagna che solitamente compare al disopra dei 1.000 metri slm. Essa ricopre densamente i boschi del vicino appennino.
Tra le specie più rare si rinvengono il tasso e l’agrifoglio, due “relitti glaciali” cioè specie molto più diffuse al tempo delle glaciazioni (alcune migliaia di anni fa) poi ritiratesi in quota con il successivo riscaldamento climatico. Sul Monte dell’Ascensione esse sono relativamente diffuse a partire dai 700-800 metri slm. Altra rarità è il tiglio selvatico, una specie che cresce sporadica nei freschi valloni settentrionali, spesso associata all’acero montano.
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